Cinque per coloro che fanno ricerca storica direttamente sulle fonti è un numero che dice molto. È il numero in cui sono suddivisi i registri parrocchiali su cui contare per tirare le fila della storia “minuta”, fatta di persone, genitori, figli, fratelli e sorelle, sposi, età, mestieri e occupazioni, possessi, esequie…
Si tratta di registri che raccolgono e raccontano la vita di una comunità, anno dopo anno, attraverso l’elenco dei Battesimi, delle Cresime, dei Matrimoni, dei Morti e dei cosiddetti Stati delle anime.
In Sardegna le prime disposizioni sulla registrazione dei sacramenti risalgono intorno al 1420 in occasione del Sinodo di Castro e diverranno norma istituzionale per l’intera Chiesa nel 1563, a seguito alle riforme del Concilio di Trento. Ogni parroco era (ed è) tenuto a far arrivare periodicamente all’Archivio diocesano gli atti dei Quinque Libri (in originale o in copia).
La compilazione dello Status animarum e del Liber mortuorum venne regolamentata a partire dal 1614 con la formalizzazione del Rituale Romano di Papa Paolo V (1552 – 1621).
Data l’importanza delle informazioni contenute nei Quinque Libri, Il Vescovo stesso durante le visite pastorali all’interno del territorio diocesano controllava che la tenuta dei registri avvenisse regolarmente e che la conservazione dei libri canonici fosse adeguata.
In un’epoca in cui anche il calcolo dell’età poteva essere talvolta approssimativo, la data del Battesimo di un infante era un punto fermo per conteggiare gli anni di una persona. Si possono seguire i fili della sua crescita all’interno di una Parrocchia, rintracciandone il nome nei libri che ne registrano i successivi sacramenti fino alla sua dipartita. Se lo stesso individuo si fosse spostato sotto la cura di un altro parroco, sarebbe stato quest’ultimo a registrarne la presenza nello “Stato delle anime” parrocchiale.
Nei Libri delle Anime si trovano, oltre ai dati anagrafici dei parrocchiani (censiti per famiglia), anche i sacramenti ricevuti, le professioni svolte e non ultimi i possessi sulla base dei quali erano stabilite le decime da versare alla Parrocchia.
Da questo tipo di documenti è possibile ricostruire, tra le altre cose, il nascere e lo svilupparsi dei boddeus, agglomerati di abitazioni sorte attorno ad una chiesa isolata, diventati successivamente paesi e Comuni, scoprendo o riscoprendo nomi di paesi da tempo scomparsi.
Un po’ meno allegra la lettura dei Libri dei morti, ma altrettanto densa di informazioni in merito ad età e condizione sociale dei defunti, lasciti testamentari, cause del decesso, luoghi di sepoltura e, addirittura, indici di mortalità.
Laura Di Martile (Hyperborea.com)